giovedì 10 ottobre 2013

Magnetofono istruito/43

#Pascale, salvami tu!
Per la serie: cose che non vorresti MAI sentire quando sei in un corridoio di facoltà umanistica. Come tutti i magnetofoni istruiti, rideranno soprattutto quelli che condividono la triste sorte di amare la letteratura, e di studiarla pure (vade retro!). Presto prometto un magnetofono hard sassarese e un magnetofono figlio della Conad (!).


Stavo aspettando il mio turno con quel piacevolissimo effetto "graticola" che tanti studenti universitari avranno provato, e che probabilmente continuerò a provare anche quando sarò vecchia, decrepita, pensionata - ah, no, scusate, era un'utopia (quale? capitelo voi), ma mi capiterà di incontrare un docente universitario. Una ragazza che sembrava condividere la mia stessa ansia parte a parlare, ignora il caro Antonio Pascale che stavo cercando di leggere, fresco fresco di cellophane, e parte con discorsi sconnessi. Decido di fare una domanda che mi sarà fatale: "Su cosa ti laurei?".
Ora, per fare il magnetofono bel bello, dovrei spiattellare qui tutto quanto, ma permettetemi di tenere alta la privacy, evitare che mi sputi in faccia qualora risulti riconoscibile (ecc. ecc.). E, anche se si riduce il divertimento, copro il nome dell'autore e lo stato di avanzamento della tesi [lascio speranza, insomma]. Il discorso-delirio è il seguente:

"Sto facendo la tesi su PincoPallo [nome d'arte, certamente]: ho iniziato a studiare la vita, perché la vita è umbè [= un sacco] interessante, e voglio cercarla nelle sue opere di quando era giovane. Le mie amiche mi hanno detto "PincoPallo? Iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii [il corridoio risuonava dell'eco del mitico gridolino sassarese], ma che sei pazza?", ma io penso di no, eh, che se uno guarderebbe [sic e sigh] la biografia con calma, si accorge che la vita di PincoPallo è lo specchio di come scrive. Senza la malattia della sua infanzia, non avrebbe scritto così, e io penso che questo va detto. Perché voglio insegnare ai ragazzi di oggi [ma chi leggerà mai la tua tesi? PS - i tuoi relatori sono over 10, lo confermo. E soprattutto, chi sei tu per insegnare a gente che ha qualche anno meno di te?] che la malattia può far cambiare. E poi tutti lo attaccano, mischino [= poverino], non capiscono che lui è così perché è stato malato. Ma io lo voglio proprio riabilitare, perché non è giusto...".

E chi legge più Pascale? Mi sono messa a contare il numero delle piastrelle, ed erano bianche, ma bianche bianche... E poi ho guardato il muro, e al muro c'erano appese foto di Maestri defunti, e m'è sembrato che scuotessero il capo, e che anche PincoPallo scuotesse il capo, da lassù o laggiù (relativismo). Poi sono scesa a prendermi un caffè, ho sbagliato e ho schiacciato il tasto per una liquidissima cioccolata, l'ho bevuta e mi sono scottata. E quando è arrivato il mio turno ho guardato per bene la stanza, per controllare che davanti a una simile moralista di oggi, paladina delle cause perse e degli approcci metodologici insensati, impressionistici e da oscena scuola storica deteriore, insomma che davanti a lei tutti i grandi non si fossero staccati dalle copertine dei Meridiani per andarsene. E sbattere la porta, certo. Perché a lei neanche Pascale darebbe un'attenuante.

mercoledì 2 ottobre 2013

Magnetofono cittadino/42

Anche il cielo si rannuvola, dopo certe scoperte
#Sassari

Ci sono magnetofoni che nascono in giornate storte, ma così storte, che se non la prendi sul ridere probabilmente ti trasformeresti in Hannibal Lecter. Oggi torno a casa dall'università, penso di mangiare (finalmente) e mi trovo la casa invasa da quei simpatici cilindretti di gommina colorata che coprono i fili di rame elettrici. Caro elettricista, ci siamo già salutati (anzi, alla sassarese: già ci siamo salutati), e non c'è bisogno che mi lasci messaggi d'amore curvando a forma di cuore i resti del tuo lavoro, o che mi regali nuovi bastoncini per giocare a shangai (si torcono che è un piacere), o che mi mostri tutti i colori primari per ricordarmeli in questo periodo di basso fosforo (leggi: dottorato alla fine). Li guardo, attorno una vernice messa giù sulla mia tovaglia verde preferita (sic) che sembra un quadro puntinista; allora provo a scuoterla sui fiori del simpatico fumatore incallito e incazzoso del piano di sotto (prima o poi dovrò "magnetofonarlo"), ma i puntini restano lì: belli bianchi, niente da fare. Mentre il mio umore giocava a ping pong più delle uova sode sparate nel padellino, meditavo sul fatto di essere a casa mia, eppure di avere così tanti coinquilini in questo periodo.

Studio vie di fuga...
Avevamo iniziato con i muratori, gli splendidi. Beh, con loro non si scherza, perché per trovare un contatto, mi hanno chiesto - a me, che ho lottato per non avere il debito in matematica il primo anno di liceo! - di calcolare (e come?) l'angolo in cui dovevano piegare il trapano con punta da 45 per arrivare in un buchino della presa di corrente. Allora, già dirlo è difficile, figuratevi a farlo! La punta doveva entrare alla cieca da un muro all'altro, obliquamente, senza sfiorare stipiti, citofoni ecc. ecc. Risultato? Per farla breve, i futuri inquilini dell'altra metà appartamento, quando sono venuti a firmare il contratto, mi hanno avvistata attraverso il muro mentre mangiavo caffellatte e cereali, con un pigiama della Biagiotti dei tempi anti crisi. Ecco, uno di quei pigiami che dovrebbero vedere in pochi e ben selezionati. Lei si è presentata così, per modo di dire; lui ha avventurato la mano nella frattura del muro per stringermi la mano. #iniziamobene

Ma il bello è stato questo pomeriggio, al ritorno dell'elettricista. Lo adoravo già. Mentre lui e il mio padrone di casa trafficavano per separare gli alberi elettrici (uno gridando "ajò, guarda lì o là" e l'altro "ssssssh, che sta studiando", ma gridava più forte ancora), parte una chiamata. Rispondo: un collega. Cinque minuti dopo, parte un urlo via l'altro, e non capisco se tra loro o se con qualcun'altro:
"Buffoneeee!" - "Buffone tu, maiale!" - "Guarda, non si vuol visto..." - "Andassi a Alcatrazzo pure tu?".
Come riaggancio, un po' timorosa della scena che avrei trovato. Nulla di preoccupante: il mio padrone e l'elettricista hanno preso a voci il vicino del piano di sotto dal balcone, perché avevano iniziato una PACATA conversazione su Berlusconi (indovinate chi pro e chi contro? Per la privacy non posso aggiungere niente).

LA  CHICCA  ARRIVA  SEMPRE  DOPO
Eh... Ma dovevo capire che Alcatrazzo faceva rima con qualcos'altro... A lavori terminati (per ora, temo), il mio padrone di casa, visibilmente alterato dal logorroico elettricista (che si fa pagare anche per i minuti di battute), gli ordina, con un tono imperativo da "mio signore del male": "Ajò, ti sposti e mi fai scopare?". Le battute si sono sprecate, ma soprattutto l'elettricista ha deciso di darci una lezione di etimologia erotica - che riporto fedelmente {le interazioni sono del mio padrone di casa}:


- Allora, ma lo sapete perché si dice "scopare" anche in quel senso là?
[a parte teatrale del mio padrone di casa: lo sapevo che non lo devo portare qua - alzando gli occhi al cielo]
- Si dice perché (oh, l'ho sentito in radio, eh, quindi è vero) bisogna tornare ai tempi delle streghe. Verso il 1700, per in tenderci, ai tempi della guerra dei Cent'anni, no? Allora, lì c'erano queste streghe...
- E le bruciavano...
No, vi prego, non toccatemi il DIDò
- Ma no, fammi parlare. Le streghe di solito non avevano mariti, perché erano streghe, no? E allora per fare le cose loro c'era chi faceva gli intrugli, e c'era chi si arrangiava... Con cosa? Usavano le scope, no, i bastoni delle scope... Adesso ci sono i ... come si dice... i didò, no? Si dice così? [ammiccando al mio padrone di casa]
- Ah, non lo so, io sono per le vecchie maniere: se è la sera che va bene, bene; altrimenti, pazienza.
- Ma no, non hai capito! Insomma si arrangiavano, per l'autoerotismo con i bastoni delle scope! Poi non ho capito però perché non si dice "bastonare" anziché "scopare"...
- Sarà perché bastonare si fa solo in piedi; e scopare... abbbboh!
- Naaaaaaaa.... bastoni anche a letto se capita...
Silenzio.
- Ma le bruciavano per quello?
- Si vede...

Voi capite che io dovevo starmene zitta, zittissima, per non interrompere questi collegamenti sinaptici pericolosissimi?! Per fortuna, l'elettricista non ha fatto la stessa cosa con i fili di rame, visto che il salvavita non è scattato e non ho ancora la messa in piega di una cagnetta barboncina. Che poi, ora che ci penso, farò meglio a non parlare di cagnetta, prima che mi brucino...