mercoledì 2 ottobre 2013

Magnetofono cittadino/42

Anche il cielo si rannuvola, dopo certe scoperte
#Sassari

Ci sono magnetofoni che nascono in giornate storte, ma così storte, che se non la prendi sul ridere probabilmente ti trasformeresti in Hannibal Lecter. Oggi torno a casa dall'università, penso di mangiare (finalmente) e mi trovo la casa invasa da quei simpatici cilindretti di gommina colorata che coprono i fili di rame elettrici. Caro elettricista, ci siamo già salutati (anzi, alla sassarese: già ci siamo salutati), e non c'è bisogno che mi lasci messaggi d'amore curvando a forma di cuore i resti del tuo lavoro, o che mi regali nuovi bastoncini per giocare a shangai (si torcono che è un piacere), o che mi mostri tutti i colori primari per ricordarmeli in questo periodo di basso fosforo (leggi: dottorato alla fine). Li guardo, attorno una vernice messa giù sulla mia tovaglia verde preferita (sic) che sembra un quadro puntinista; allora provo a scuoterla sui fiori del simpatico fumatore incallito e incazzoso del piano di sotto (prima o poi dovrò "magnetofonarlo"), ma i puntini restano lì: belli bianchi, niente da fare. Mentre il mio umore giocava a ping pong più delle uova sode sparate nel padellino, meditavo sul fatto di essere a casa mia, eppure di avere così tanti coinquilini in questo periodo.

Studio vie di fuga...
Avevamo iniziato con i muratori, gli splendidi. Beh, con loro non si scherza, perché per trovare un contatto, mi hanno chiesto - a me, che ho lottato per non avere il debito in matematica il primo anno di liceo! - di calcolare (e come?) l'angolo in cui dovevano piegare il trapano con punta da 45 per arrivare in un buchino della presa di corrente. Allora, già dirlo è difficile, figuratevi a farlo! La punta doveva entrare alla cieca da un muro all'altro, obliquamente, senza sfiorare stipiti, citofoni ecc. ecc. Risultato? Per farla breve, i futuri inquilini dell'altra metà appartamento, quando sono venuti a firmare il contratto, mi hanno avvistata attraverso il muro mentre mangiavo caffellatte e cereali, con un pigiama della Biagiotti dei tempi anti crisi. Ecco, uno di quei pigiami che dovrebbero vedere in pochi e ben selezionati. Lei si è presentata così, per modo di dire; lui ha avventurato la mano nella frattura del muro per stringermi la mano. #iniziamobene

Ma il bello è stato questo pomeriggio, al ritorno dell'elettricista. Lo adoravo già. Mentre lui e il mio padrone di casa trafficavano per separare gli alberi elettrici (uno gridando "ajò, guarda lì o là" e l'altro "ssssssh, che sta studiando", ma gridava più forte ancora), parte una chiamata. Rispondo: un collega. Cinque minuti dopo, parte un urlo via l'altro, e non capisco se tra loro o se con qualcun'altro:
"Buffoneeee!" - "Buffone tu, maiale!" - "Guarda, non si vuol visto..." - "Andassi a Alcatrazzo pure tu?".
Come riaggancio, un po' timorosa della scena che avrei trovato. Nulla di preoccupante: il mio padrone e l'elettricista hanno preso a voci il vicino del piano di sotto dal balcone, perché avevano iniziato una PACATA conversazione su Berlusconi (indovinate chi pro e chi contro? Per la privacy non posso aggiungere niente).

LA  CHICCA  ARRIVA  SEMPRE  DOPO
Eh... Ma dovevo capire che Alcatrazzo faceva rima con qualcos'altro... A lavori terminati (per ora, temo), il mio padrone di casa, visibilmente alterato dal logorroico elettricista (che si fa pagare anche per i minuti di battute), gli ordina, con un tono imperativo da "mio signore del male": "Ajò, ti sposti e mi fai scopare?". Le battute si sono sprecate, ma soprattutto l'elettricista ha deciso di darci una lezione di etimologia erotica - che riporto fedelmente {le interazioni sono del mio padrone di casa}:


- Allora, ma lo sapete perché si dice "scopare" anche in quel senso là?
[a parte teatrale del mio padrone di casa: lo sapevo che non lo devo portare qua - alzando gli occhi al cielo]
- Si dice perché (oh, l'ho sentito in radio, eh, quindi è vero) bisogna tornare ai tempi delle streghe. Verso il 1700, per in tenderci, ai tempi della guerra dei Cent'anni, no? Allora, lì c'erano queste streghe...
- E le bruciavano...
No, vi prego, non toccatemi il DIDò
- Ma no, fammi parlare. Le streghe di solito non avevano mariti, perché erano streghe, no? E allora per fare le cose loro c'era chi faceva gli intrugli, e c'era chi si arrangiava... Con cosa? Usavano le scope, no, i bastoni delle scope... Adesso ci sono i ... come si dice... i didò, no? Si dice così? [ammiccando al mio padrone di casa]
- Ah, non lo so, io sono per le vecchie maniere: se è la sera che va bene, bene; altrimenti, pazienza.
- Ma no, non hai capito! Insomma si arrangiavano, per l'autoerotismo con i bastoni delle scope! Poi non ho capito però perché non si dice "bastonare" anziché "scopare"...
- Sarà perché bastonare si fa solo in piedi; e scopare... abbbboh!
- Naaaaaaaa.... bastoni anche a letto se capita...
Silenzio.
- Ma le bruciavano per quello?
- Si vede...

Voi capite che io dovevo starmene zitta, zittissima, per non interrompere questi collegamenti sinaptici pericolosissimi?! Per fortuna, l'elettricista non ha fatto la stessa cosa con i fili di rame, visto che il salvavita non è scattato e non ho ancora la messa in piega di una cagnetta barboncina. Che poi, ora che ci penso, farò meglio a non parlare di cagnetta, prima che mi brucino...

Nessun commento:

Posta un commento