venerdì 29 novembre 2013

Magnetofono postale/44


Di cotanta speme






Tesi consegnata, e torna il Magnetofono. In questi mesi ha continuato a registrare eh, e stava quasi per finire i GB a disposizione. Magnetofono coi GB? 2.0. 
Ecco che cosa può capitare in una mattinata a Sassari. Avevo un avviso di giacenza in posta che si è infilato tra i volantini della pizza: sapevo che era un libro che avevo bisogno per la tesi - l'ultimo! Insomma, poi s'intitola pure Ultimo tempo e capirete quanto poteva essere profetico... 
Arrivo in posta e scopro di avere davanti a me 25 persone. 25! Bigliettino alla mano, mi appoggio al pilastro e aspetto. Solo che aspettare in coda quando negli ultimi mesi stai lottando contro il tempo per consegnare tutto in tempo, partecipare e vincere alla caccia al tesoro della burocrazia, e ricordarti anche di mangiare e di tirare la catenella del wc..., insomma è una sfida a rischio di attacchi di panico. Per fortuna i miei compagni di attesa promettevano bene, e non mi hanno delusa... 

CARRAMBA, CHE SORPRESA!
Sassari ha una popolazione di 126.576 persone: così dice Wikipedia. Bene, stai pur sicuro, che se ti infili in un ufficio pubblico tutti conoscono tutti e prima o poi sentirai gridare con felicità "Ebbè?", sommo interessamento di due che magari si sono visti il giorno prima ma renderebbero fieri la Carrà. Bene, ieri c'è stato un "ebbè" che ha dato inizio a una conversazione imbarazzante, con conseguenze che neanche Calamity Jane saprebbe scampare. Una ragazza carina si avvicina a una signora sui sessant'anni, la classica impiegata statale che si era appena lamentata con me per la lentezza delle impiegate, non dell'attesa, che era ben disposta a sopportare [lei: "Sono più di due ore che sono qui. Poi al lavoro è un problema, sa, sono statale". Io: "Immagino, avrà molto da fare" (scema io). Lei: "No, io aspetterei anche volentieri, si incontrano un sacco di persone interessanti, ma dopo tre ore di assenza perdo il giorno di lavoro e lo stipendio"]. Insomma, questa ragazza che chiameremo Ricciola per i capelli da afro-sassarese, con passo deciso si avvicina alla StataleModello. Parte una conversazione pericolosa. 
Ricciola: E allora, come sta sua figlia, Ernestina? 
StataleModello: A casa, sta. Ha mal di schiena, non riesce neanche ad alzare una busta con il latte. 
R: Beh, per fortuna c'è Antonio ad aiutarla.
La StataleModello spalanca gli occhi, li fa ruotare che neanche allo Show dei Record vedi una cosa del genere e con un tono squillante, troppo squillante, fa: "E chi è Antonio?". No, non è la pantomima del Chi è Tatiana di Zelig, è una madre che sta iniziando a drizzare le antenne come solo loro sanno fare. Osservo di sottecchi, non mi muovo neanche perché a volte bastano le ali di una farfalla a scatenare un ciclone dall'altra parte (no?). Ma vorrei sillabare alla Ricciola di dire che si è confusa con la sorella gemella di un'omonima, o che ha sbattuto la testa contro la colonnina dei numerini alla Posta e che ha un trauma cranico in corso. Insomma, taci taci taci. Invece, come se fosse la cosa più normale dell'universo, la Ricciola dice: "Eh, sì, il convivente di sua figlia, no? Non lo sapeva?". Adesso, vorrei capire se la Ricciola è una sadica perversa, o se una aspirante suicida che non ha ancora letto il bugiardino dei sonniferi e non sa come fare. Cala il silenzio. Per un attimo mi illudo che la StataleModello cambi argomento o scelga il silenzio, ma abbiamo davanti ancora 16 persone, e sento che c'è tutto il tempo per... "Convivente? E chi è? Non ne so niente". Lo butta lì come se fosse "promozione alla Conad? non ne sapevo niente". La Ricciola non si scompone, tengono tutti i ricci come se avesse una parrucca dei cinesi, e parte: "Eja, è un bel ragazzo, ma non l'ha visto?". L'altra scuote la testa (stilettata dritta al cuore, non capisco se quella bocca rigida rigida trattenga lacrime o bestemmie). "Un bel ragazzo, sì sì, magari glielo dirà presto, in fondo convivono da cinque o sei mesi, non di più. NO, FORSE 7! Perché mi ricordo che eravamo da loro per Pasqua...". Ok, Natale con i tuoi e Pasqua... La bocca di StataleModello si apre: "E... Cosa ha cucinato mia figlia? E lui, oh, lui mangia?". "Iiiiiiiiiiih [assenso sassarese]. Ma non ha pancia eh... Anche perché va sempre a correre al Rizzeddu". "Ah... Bene... A che ora?". Avrei paura. Io a correre non ci vado, ma consiglierei alla vigilanza di fare qualche giro lì intorno, hai visto mai... O magari voleva solo portargli una teglia di melanzane alla sassarese per rifocillare il genero tra un km e l'altro... 
 HOLY FUCKIN' QUEUE!
La Nike non mi paga. Giuro. Neanche in natura (purtroppo)
Sempre di corsa si parla. Ma stavolta riguarda me. Ancora 10 persone davanti. Un'ora minimo di attesa (vi siete mai chiesti se le impiegate delle poste per recuperare le giacenze debbano entrare in un caveau di banca - spariscono dietro i loro armadi per ore). Allora, da un po' di tempo avevo iniziato ad apprezzare le code, perché a volte ti trovi attorno soggetti very good looking che puoi guardare non con insistenza ma di cui puoi contare i punti neri, se ti alleni un po'. Alleni... Ecco, appunto. Adoro gli uomini in tuta quanto quelli in giacca e cravatta. Alcuni uomini sono proprio fatti per vivere in tuta (sono gli stessi che sono nati per vivere anche senza tuta, ma vabbè, questo non è un porno-blog): fianchi stretti, un lato b invidiabile e un lato a pieno di promesse. Pieno. Vabbè, basta (la tesi fa male, quando si consegna trasforma l'autunno più freddo in primavera...). Insomma, questo personaggio mi si affianca col suo metro e ottantacinque da tuta, più o meno com questa sopra (ma aveva un piumino addosso eh, donne, non pensate a torsi nudi in posta, quelle sono immaginazioni da appuntamenti dalla parrucchiera con le amiche). Mi guardava come si guardano i peli nelle orecchie della vecchietta affianco o il prezzo al kg del pane nella borsa del vicino. Insomma, soprammobili io e lui. Poi, invece, fa un passo con i suoi quarant'anni di esperienza e inizia a lamentarsi. La coda autorizza sempre a lamentarsi, si sa. E da cosa nasce cosa (ma non pensate ad accoppiamenti per progenie tra una raccomandata e l'altra): prima si parla del freddo (ma più lo guardo e più mi sembra primavera, una torrida primavera), poi del meteo che peggiora sempre nel weekend (e mi lascio andare a un "ottima occasione per restare a casa sotto le coperte" e subito dopo mi accorgo del lapsus...), poi della necessità di un caffè. Scherza, è simpatico, ha quella manciata di anni di chi ha capito che alle donne piace l'uomo ironico, e quando è pure gnocco hai vinto il totocalcio un abbonamento a Vogue. 
Il mio sconosciuto UomoTuta mi racconta che fa l'insegnante di ginnastica in un liceo di Sassari, e per quello è vestito così. Poi viene il mio turno, mi sposto di mala voglia (sic!) e ritiro il mio Ultimo tempo dopo che l'impiegata mi guarda e mi dice "Eh, signorina, massì, la giacenza gratis, visto che ha dovuto aspettare" (Santo Sassari!). Mentre rimetto via il portafoglio, so che l'UomoTuta sta radiografandomi probabilmente  come fanno gli insegnanti di ginnastica: "coscia corta ma possente: bah, forse salto in lungo o alzatrice a pallavolo; ha una falcata da corsa da resistenza, ma forse è un po' fuori allenamento... Di sicuro non fa sport maschili, questa...". Insomma, gli passo vicino per uscire con il mio ultimo tempo e lo saluto. Lui, subito: "Scusa, posso farti una domanda?". "Certo". L'UomoTuta si china dall'alto del suo metro e ottantacinque (forse per capire se posso fare lancio del peso) e mi dice: "Ma sei un'insegnante di danza?". "Eh????" chiedo stupita, visto che non so fare due passi in croce, vorrei ma non ho mai fatto un corso e la mia istruttrice di zumba mi ha salvata (santa!) dalla sindrome di "impalata". E l'UomoTuta: "è che mi pare di averti già vista. E poi da come ti muovi e cammini, potresti benissimo". 
Bel complimento, lo ringrazio (se mi avesse detto "ma fai la pornodiva? da come ti muovi e cammini, potresti benissimo" in quel momento, visto che mi guardava con gli occhi assassini dell'uomo che non deve chiedere mai, probabilmente avrei ringraziato educatamente) e lo sento che mi dice "è stato un piacere". Rifletto sulla sua frase e ridacchio tra me e me. Gli uomini, penso, e la vecchia stupida scusa del "mi pare di averti già vista", che non è mai vero... La penso così fino alla sera. Quando esco sudata come un cammello dalla lezione di zumba e chi vedo in canottiera striminzitissima e pantaloni della tuta, attaccato a una macchina per i pettorali? L'UomoTuta. Stacca una mano dalla macchina e mi indica, tra lo stupito e il "avevo ragione". Sì, ero io la gallina salterina che sembrava una tarantolata poco prima e che adesso ha la frangia dritta in piedi e le guance da tirolese. 
Morale: i pregiudizi sono sbagliati - gli uomini tuta stanno benissimo anche in canottiera. Ah, no. Galeotta la palestra. No, nemmeno quello. Ah, sì, volevo dire che a volte la coda in posta... Neanche. Sì, volevo dire che il "mi pare di averti già vista" non è una balla. Trust men (quando ti conviene).  

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