giovedì 9 gennaio 2014

Magnetofono cittadino/ 46


Fuori 1... (self-made)
Mettiamola così: se l'anno nuovo dovesse promettere tutto quello che regala nei suoi primi giorni, ci sarebbero molti più suicidi. O molti più matrimoni, per poi andare a finire in altrettanti suicidi. Suicidi, insomma. Ti puoi dire benissimo "resisterò", "non farò quello che fanno tutti a Capodanno", ma alla fine cadrai anche tu (= io ma non lo dico a cuor leggero) negli oroscopi dell'anno, a incrociare il tuo segno e l'ascendente con quelli di un lui/lei (metto prima la mia preferenza, scusate) e vedere se qualche congiuntura astrale potrà mai favorire un'altra ben più soddisfacente congiuntura... 

Bene, quest'anno mi aspetto tanto, un po' perché ho fatto un trasloco difficile (facilissimo il trasloco, ma il problema è sempre che quello che stava tanto bene in una casa, non ci azzecca un fico secco nell'altra, per non parlare del resto, insomma), ho una beatitudine di pareti che non capisce che questi mesi pre-discussione di dottorato sono necessariamente vuoti (pieni della tesi, s'intende) e non mancano di ripetere quanto sono disoccupata, disoccupata, e rincarano: "Ma com'è che non ti sei sposata, a Sassari?"... Insomma, la risposta "sono diventata ermafrodita" non soddisfa nessuno, e un piccolo risarcimento o uno sconto del 50% sulla prossima tassa sull'aria respirata, immagino anche di essermelo meritato.

E ieri, nella ridentissima Pavia, che nascondeva i suoi denti marci dietro una grande cortina di nuvole, ho avuto il bentornato che aspettavo. Stavo correndo verso la biblioteca (l'ennesima) ed ero già pronta a sentirmi dire: "Cosa se ne fa di questo libro che è appena passata l'Epifania?" [giuro, l'hanno chiesto, e io ho saputo solo chiedere se con l'Epifania si diventa analfabeti, perché avrei potuto dare in comodato d'uso i miei occhiali per qualche giorno]. Insomma, io correvo correvo, quando un vecchietto dall'aria curva e tenera mi si avvicina: tra gli occhi rugosi mi pare di riconoscere la bontà di tanti nonni del mondo, e subito rallento il passo. Ma non lo conosco, sia chiaro, mentre lui sembra essere lì lì per parlarmi. 
"Duturèsa!" mi chiama (da questo momento tradurrò il pavese - laddove non strettamente necessario - per togliere al magnetofono confini provinciali). 
Ho sempre sognato di essere chiamata dottoressa da qualcuno che non stesse cercando di prepararmi per una supposta cingolata. Mi giro. Ma l'onestà ha la meglio sull'egocentrismo:
"No, guardi, mi dispiace, credo che abbia sbagliato persona".
"Eh no, eh?! No no no no no" ripete, e le rughe si sollevano a occhio alla Gollum, mi prende per un braccio e sfrutta la forza dell'artrite per arpionarmi il piumino. "Adesso dite tutti così, ma non ve la caverete tanto facilmente!". 
Potrei scappare a gambe levate, suppongo, ma penso al bene del piumino comprato con tante sofferenze e creste sulla spesa (almeno sui superalcolici), e cerco di tenermi calma. Magari ha bisogno di aiuto... Poi penso che l'istituto per i problemi neurologici è lì vicino vicino, se riesco a indirizzarlo appena appena... 
"Scusi, cosa avrei fatto?" gli chiedo.
"Ah, i miei esami! Can da l'òca!" (cane dell'oca = non chiedetemi l'etimo, nè altro per favore). 
"Guardi che io non faccio la dottoressa eh..." ripeto. "Glielo giuro, sono laureata in Lettere". 
Fuori 2...
E mi accorgo subito di averlo scocciato. Non so se è il vecchietto odiava essere contraddetto, o se la laurea in Lettere è meglio di qualsiasi collana di aglio, ma toglie l'arpione dal mio piumino, scuote la testa con una rassegnazione senza pari, e apre le braccia: 
"Eh mi scusi allora... Lei è messa peggio di me!". 
E si allontana. 

Ditemi voi se si può dire un buon inizio di 2014. Io un po' ci penso, all'omino rugoso, e forse non ha poi tutti i torti. Ma continuo a fare la parte di quella che, laureata e tra un po' (speriamo) dottoressa di ricerca in Lettere, crede di avere un futuro in Italia. Booooom! State dicendo che questa è l'utopia del 2014? Ma no, che illusi, l'utopia è quella di riuscire anche a inventarsi un lavoro che manca e, perché no, spostarsi dal capotavola dei single. Ché poi, diciamocelo, chi viene a vedere cosa succede sotto la tovaglia?! 



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